sabato 18 ottobre 2008

Scajola: «In Italia dieci centrali atomiche»

Per il ministro dello Sviluppo economico l’uscita dal nucleare è stata «un errore da 50 milioni di euro». E presto sarà pronta una mappatura del territorio per costruire 8-10 centrali sul modello di quella francese di Flammanville

"Oggi l'Italia, che rientra nel nucleare, deve correre per recuperare il tempo perso" e lo fa con un "progetto ambizioso che deve rispettare per mantenere la sua competitività nello scenario economico mondiale": è quanto ha sostenuto oggi a Parigi il ministro per lo Sviluppo economico Claudio Scajola il quale ha anche annunciato una riunione dei Ministri dell'energia per il mese di maggio 2009, quando l'Italia avrà la presidenza del G8.

Scajola è intervenuto a Parigi per il cinquantesimo anniversario dell'Agenzia per l'energia nucleare dell'Ocse, dove ha delineato, davanti a numerosi esperti e personalità, la posizione del governo italiano in materia di nucleare. "L'uscita dell'Italia dal nucleare è stata un errore che è costato 50 milioni di euro" ha osservato Scajola parlando ai giornalisti in margine alla riunione. Il ministro ha anche ribadito gli obiettivi del programma italiano: il primo "creare le condizioni tecnologiche perché sia possibile iniziare le attività di costruzione di nuove centrali nucleari entro il 2013".
Si tratterà dapprima di effettuare una "mappatura" del territorio italiano per individuare i siti più adatti per un totale di 8-10 centrali di nuova generazione sul modello di quello di Flammanville, in Francia, che il ministro ha visitato tre giorni fa. Costruzione che porterà, secondo il ministro, "incentivi alla popolazione locale". Queste centrali "saranno costruite in Italia - ha continuato - a minor costo e sempre rivolgendosi al mercato e ai principi di competitività, con la preparazione che l'Italia ha già nella tecnologia impiantistica, per esempio, dove eccelle".

Più a lungo termine, l'obiettivo è di "un mix energetico composto al 25% di energia nucleare, al 25% di energie rinnovabili e al 50% di combustibili fossili". Questo per l'orizzonte 2030.

fonte: lanuovaecologia.it

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