Il Living Planet Report 2008 del Wwf, redatto in collaborazione con la Società Zoologica di Londra e il Global Footprint Network, che considera tre indici e si basa su dati statistici del 2005
IMPRONTA ECOLOGICA. È la domanda dell'umanità sulla natura, dove pesano molto le emissioni di CO2. La biocapacità globale, cioè l'area necessaria a produrre le risorse primarie per i nostri consumi e a "catturare" le nostre emissioni di gas serra, è di 2,1 ettari pro capite. Mentre l'impronta ecologica globale (il nostro utilizzo delle capacità produttive dei sistemi naturali) è di 2,7 ettari. Tre quarti della popolazione umana vive in Paesi che sono debitori in termini ecologici e gli Stati Uniti detengono la maglia nera. Usa e Cina segnano il 21% ciascuna di consumo della biocapacità globale, seguiti dall'India, con il 7%. Gli statunitensi 'mangiano' una media di 9,4 ettari globali (come dire che ciascuno vive con le risorse di circa 4,5 pianeti Terra). L'Italia è al 24/o posto, con un'impronta di 4,8 ettari globali pro capite ed una biocapacità di 1,2 ettari.
IMPRONTA IDRICA. Novità di questo rapporto, considera i consumi di acqua per la produzione di beni e servizi di un Paese, sia dall'interno sia dall'esterno. Ciascun abitante della terra consuma in media 1,24 milioni di litri di acqua all'anno (circa metà di una piscina olimpionica) ma questo consumo varia dai 2,48 milioni di litri a persona all'anno (come avviene negli Usa) fino a 619.000 litri pro-capite all'anno (Yemen). Dietro ad una maglietta di cotone si nascondono 2.900 litri di acqua e sono necessari 15.500 litri per 1 kg di carne di manzo. Il Report segnala almeno 50 paesi che attualmente stanno affrontando crisi idriche più o meno accentuate. L'Italia è il quarto maggiore consumatore di acqua al mondo con un consumo di 2.332 metri cubi pro capite annui (dei quali 1.142 interni e 1.190 esterni).
INDICE DEL PIANETA VIVENTE. Tenendo conto dell'analisi di circa 5.000 popolazioni di 1.686 specie di animali vertebrati (mammiferi, uccelli, rettili, anfibi e pesci) mostra come dal 1970 si sia verificato il declino complessivo della biodiversità (patrimonio vita sul Pianeta) di circa il 30%. Nelle aree tropicali il crollo è addirittura del 50%.
fonte: lanuovaecologia.it
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