I dati italiani sui costi che il 'Pacchetto clima-energia' avrebbe sul sistema industriale nazionale (-1,14% del Pil) «non hanno nulla a che vedere con il Pacchetto Ue». Sono parole del commissario europeo all'Ambiente, Stavros Dimas, il quale si dice «sbalordito di fronte agli argomenti avanzati dall'Italia». Il commissario, rispondendo alla domanda di un giornalista nel corso di una conferenza stampa sulla deforestazione, aggiunge: «L'Italia è uno dei Paesi che ne uscirà meglio. Non capisco perché veda le cose così pessimisticamente, considerando che ha le competenze necessarie per l'innovazione e grandi possibilità in materia di energie rinnovabili». Secondo il commissario europeo, «il costo supplementare non significa perdita netta, perché i soldi restano nelle casse dello Stato» «In Italia - ha proseguito il commissario - i numeri sono completamente al di fuori di ogni proporzione rispetto a quello che chiediamo ai Paesi di fare». «Non so da dove vengono, ma non sono ciò che noi chiediamo», ha precisato il commissario. Secondo la Ue i costi sarebbero tra i 9,5 e i 12,3 miliardi, mentre in Italia si parla di 18-25 miliardi.
PRESTIGIACOMO - A Dimas risponde il ministero dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo: «Il Commissario Dimas prima di sbalordirsi dovrebbe rileggere il documento diffuso dalla commissione Ue (non del Governo Italiano) 'Model-based Analysis of the 2008 EU Policy Package on climate change and renewables' che è stato reso noto solo a fine settembre, nonostante l'Italia chiedesse da mesi una verifica dei costi del pacchetto clima-energia senza ottenere risposta». «Le valutazioni che abbiamo fatto - ha detto Prestigiacomo - sono tratte da quegli scenari preliminari utilizzati dall'Ue per la valutazione dei costi e prendono in considerazione l'unica ipotesi che prevede il raggiungimento da parte del nostro Paese degli obiettivi del 20-20-20 (20% di fonti rinnovabili, 20% di risparmio energetico e 20% riduzione CO2, ndr). Quella ipotesi parla di un costo di 181,5 miliardi fra il 2011 e il 2020 e di un costo annuo di 18,2 miliardi, con un peso del 1,14% sul Pil. Altre valutazioni, a costi minori, prevedono esplicitamente che l'Italia non raggiunga gli obiettivi». «Ma - ha aggiunto il ministro - se il nostro paese deve assumere un impegno e valutarne i costi, deve ovviamente valutare quanto costa raggiungere l'impegno, non quanto costerebbe disattenderlo. Ciò detto, siamo pienamente disponibili ad un confronto sui dati di costo del pacchetto energia e credo che lunedì il Consiglio dei Ministri Ambiente Ue, in Lussemburgo, sarà l'occasione per fare chiarezza su questo fondamentale aspetto del provvedimento».
KYOTO - Più tardi il commissario ha provato a smorzare i toni («Non stiamo combattendo contro l'Italia, ma al contrario stiamo cooperando»), ricordando però che l'Italia deve «prendere provvedimenti» per mettersi in regola con le norme in vigore in applicazione del Protocollo di Kyoto per la riduzione dei gas a effetto serra, avvertendo che si tratta di «un obbligo giuridico». Dimas ha voluto ricordare pure che, prima del "pacchetto" su cui sono ancora in corso i negoziati, gli Stati membri dovranno comunque rispettare gli impegni presi in precedenza, e riguardanti il periodo 2008-2012. «L’Italia - ha detto Dimas - deve ricordare che ci sono anche gli impegni di Kyoto, con obiettivi che in questo momento non è in grado di raggiungere». La legislazione comunitaria derivata dal protocollo di Kyoto obbliga già i paesi dell’Ue a tagliare complessivamente dell’8% le loro emissioni di CO2 rispetto al 1990, e la riduzione va calcolata come media annuale del quinquennio 2008-2012. In questo quadro, l'Italia dovrebbe ridurre le proprie emissioni del 6,5%, ma secondo i dati più recenti, pubblicati dalla Commissione europea, si stima che al 2010 le avrà aumentate invece del 7,5%, a politiche invariate, o diminuite solo del 4%, se farà pieno uso degli "strumenti" di flessibilità di Kyoto (la "borsa delle emissioni" e il ricorso a "crediti esterni", ovvero la possibilità di contabilizzare in patria riduzioni di CO2 realizzate con progetti ecocompatibili in alcuni paesi extra-Ue).
SCONTRO PD-PDL - Le affermazioni di Dimas hanno provocato una serie di reazioni politiche. Per Walter Veltroni, «la posizione del governo italiano sul "pacchetto-clima" in discussione a Bruxelles è irresponsabile nel merito e rischia di isolare il nostro paese dal nucleo storico dell'Unione europea». «Come hanno detto in questi giorni i principali leader europei anche di centrodestra, da Barroso a Sarkozy a Merkel - ha spiegato il segretario del Pd - e come ha ribadito con parole esplicite e dure il commissario europeo all'ambiente Stavros Dimas, la drammatica crisi finanziaria di queste settimane non ferma i mutamenti climatici e dunque non può e non deve fermare l'impegno per arginarli: un impegno che è un imperativo etico nei confronti delle generazioni future ed è anche un decisivo terreno d'innovazione tecnologica e di sviluppo, come dimostrano gli esempi di chi puntando sulle energie pulite, sull'efficienza, sulla ricerca ne ha ricavato grandi benefici in termini di occupazione e di competitività». Non si fa attendere la replica del ministro delle Politiche Europee, Andrea Ronchi: «Veltroni continua con i suoi irresponsabili attacchi e conferma di non avere a cuore gli interessi dell'Italia come dimostra anche la manifestazione del prossimo 25 ottobre. Il governo ha tutta l'intenzione di rispettare gli impegni presi a favore dell'ambiente, ma non può accettare un pacchetto che penalizza così pesantemente imprese e cittadini. L'obiettivo del nostro Paese è semplicemente quello di arrivare a un accordo equo che tenga conto degli interessi fondamentali del sistema Italia»
fonte: corriere.it
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venerdì 17 ottobre 2008
Clima, Bruxelles attacca: «Sbalorditi dall'Italia»
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