Oggi tutte queste realtà si ritroveranno per la Biodomenica, iniziativa promossa dall'Associazione italiana agricoltura biologica (Aiab), in collaborazione con Coldiretti e Legambiente, e la partnership di Repubblica.it. In 50 piazze d'Italia saranno presenti stand gastronomici, per degustare prodotti e informarsi.
Il reinserimento sociale. "Il biologico è stata una scelta etica, naturale", racconta Giovanni Romano, presidente della cooperativa L'Arcolaio, nata nel 2003. Specialità: dolcetti alla mandorla. Da tre a sei detenuti prendono parte alle attività del laboratorio di panificazione e pasticceria, e presto altri cinque lavoreranno alla fattoria biologica. Ma non è così facile riavere indietro una vita normale. "Molti, una volta usciti, sperano di trovare un impiego con questo mestiere, ma non è facile, c'è ancora tanta diffidenza, soprattutto al sud".
Cartoline da un'occupazione. La storia di Agricoltura Nuova, cooperativa attiva nel sud di Roma, comincia 30 anni fa e solo con il tempo si avvicina al biologico. "Questa realtà nasce nel 1977, da un'occupazione di terre demaniali portata avanti da braccianti e disoccupati - dice Donato De Marco - La svolta è stata passare alla vendita diretta ai consumatori: così abbiamo aumentato gli utili e ridotto i prezzi. Dalla metà degli anni '90 tutto ciò che produciamo è biologico: verdura, frutta, formaggio, miele, carni.
Lottare contro il cemento e la mafia. Queste terre, dove oggi lavorano 25 soci con regolare affitto, sono state strappate alla speculazione edilizia. "Erano già lottizzate - ricorda De Marco - Poi, grazie alla legge sugli usi civici, siamo riusciti a preservarle. Oggi siamo stati regolarizzati, il terreno è diventato area protetta ed è più facile difendersi". Lotte aspre, simili a quelle delle cooperative che sorgono su terreni confiscati alla criminalità organizzata. Come la cooperativa Valle del Marro di Gioia Tauro, realizzata dall'associazione Libera di Don Ciotti, oggetto di continue intimidazioni da parte degli uomini della 'Ndrangheta.
Un modello che funziona. Ma molto più spesso c'è un nemico più comune da sconfiggere: la mentalità. "Abbiamo dovuto vincere prima di tutto l'individualismo tipico contadino - racconta Antonella Del Quattro, della cooperativa Valli Unite, in provincia di Alessandria. "L'idea nasce da tre ragazzi del posto che a metà degli anni '70 decidono di lavorare insieme la terra. La scelta del biologico è stata fatta partendo dall'alta incidenza di malattie, secondo alcuni dovute all'uso di certi di certi concimi chimici". A poco, visto che l'esperienza funzionava, molti agricoltori della valle si sono uniti all'organizzazione. "Oggi non è più così strano lavorare in condivisione e produrre biologico, e siamo in ottimi rapporti anche con chi non ha aderito al nostro progetto".
fonte: repubblica.it
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