Per rendere più sostenibile il biodiesel un progetto che parte da una materia prima che non entra in competizione con il comparto alimentare e non richiede ingenti investimenti per il suo sfruttamento. L'iniziative di Unione produttori biodiesel e Assocostieri
L'Unione Produttori Biodiesel e Assocostieri sono i partner di un progetto di studio sul biodiesel di seconda generazione, ricavato dall'olio di alghe. Il progetto che possiede un nome dinamico e musicale, Mambo, ha lo scopo di sostituire gli oli derivanti da piante oleaginose utilizzati per la produzione di biodiesel con una materia prima che non entra in competizione con il comparto alimentare e che non richiede ingenti investimenti per il suo sfruttamento.
Obiettivo finale dello studio è quello di dimostrare la fattibilità tecnica, economica ed ambientale di un impianto in grado di garantire una produzione media annuale non inferiore alle 10 tonnellate per ettaro coltivato. I risultati preliminari di Mambo dimostrano che la produttività bioenergetica delle microalghe risulta decisamente superiore a quella delle colture tradizionali. Le microalghe, infatti, non solo sono in grado di realizzare il processo di fotosintesi con efficienze di conversione dell'energia solare superiore a quella delle colture terrestri tradizionali, ma sono anche caratterizzate da un alto contenuto di lipidi (fino al 60% della biomassa) utilizzabile come biocombustibile.
E De Beers ha a sua volta firmato un accordo con la Green Star Usa per la costruzione di ben 90 impianti per la produzione di biodiesel, localizzati nei pressi di altrettante centrali elettriche. L'obiettivo, come nel caso di Greefuel, è quello di sfruttare la capacità delle alghe di catturare il 40-80% di anidride carbonica emessa dagli impianti e oltre l'80% degli ossidi di azoto. E inoltre la possibilità di sfruttare il meccanismo dell'emission trading per vendere crediti alle aziende europee più inquinanti.
Stesso principio applicato in Israele dove è attivo un impianto test dell'alleanza tra Inventure Chemical e Seambiotic dove le alghe destinate a produrre bio carburanti crescono grazie alle emissioni di una vicina centrale elettrica alimentata a carbone, un'iniziativa che ha destato l'interesse di tre linee aeree che si sono unite all'Algal Biomass Organizatione un'organizzazione non-profit dedicata alla ricerca in questo campo, per dare vita a un progetto di impiego su larga scalafonte: lanuovaecologia.it
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