mercoledì 8 ottobre 2008

Fao: «Rivedere politiche e sussidi sui biocarburanti»

Minacciano la sicurezza alimentare incidendo sull'aumento dei prezzi. Non sempre giovano in termini di emissioni di gas serra. E sussidi e barriere commerciali danneggiano i paesi poveri. Il futuro dei biocombustibili secondo il rapporto annuale della Fao

Scarica il rapporto (pdf in inglese)

“I biocombustibili presentano opportunità ma anche rischi, l’esito dipende dal contesto specifico del paese e dalle politiche adottate”. Lancia un serio avvertimento sui biocarburantiil direttore denerale della Fao, Jacques Diouf presentando il rapporto annuale 'Lo Stato dell’alimentazione e dell’agricoltura (Sofa)'. “Le politiche attuali tendono a favorire i produttori di alcuni paesi sviluppati rispetto ai produttori della maggior parte dei paesi in via di sviluppo - da dichiarato Diouf - La sfida è riuscire a ridurre, o a gestire, i rischi e condividere invece in modo più ampio le opportunità”. La produzione di biocarburanti basata su prodotti agricoli è più che triplicata tra il 2000 ed il 2007, ed ora copre quasi il due per cento del consumo mondiale di carburanti per il trasporto. Questa crescita si prevede continuerà, ma il contributo dei biocombustibili liquidi (per lo più etanolo e biodiesel) all’energia per il trasporto, ed in generale all’uso globale di energia, rimarrà modesto. Nonostante questa limitata importanza dei biocomustibili liquidi in termini di fornitura di energia a livello globale, la domanda di materie prime agricole (zucchero, mais, semi oleosi) per la loro produzione continuerà a crescere nel prossimo decennio, e forse anche dopo, ponendo una pressione al rialzo dei prezzi alimentari.

Opportunità per i poveri
Se i paesi in via di sviluppo riusciranno a trarre beneficio dalla produzione di biocarburanti, e se questi benefici raggiungeranno i più poveri, una maggiore domanda di biocarburanti potrebbe contribuire allo sviluppo rurale.
“Le opportunità per i paesi in via di sviluppo di trarre vantaggio dalla domanda di biocarburanti potrebbero aumentare se venissero aboliti i sussidi attualmente dati all’agricoltura ed alla produzione di biocarburanti, e le barriere commerciali, che creano un mercato artificiale ed al momento servono solo a favorire i produttori dei paesi OCSE a spese di quelli dei paesi in via di sviluppo”, ha affermato Diouf.
Altre misure politiche che alimentano la corsa verso i biocombustibili liquidi - come la richiesta miscelatura di biocombustibili con combustibili di origine fossile, il logo FAOo gli incentivi fiscali - hanno creato un crescita artificiosamente rapida della produzione di bioenergia. Secondo il rapporto queste misure hanno costi economici, sociali ed ambientali elevati, e dovrebbero essere riconsiderate.
Sicurezza alimentare
La crescente domanda di biocarburanti, con il conseguente aumento dei prezzi dei prodotti agricoli, possono offrire opportunità ai paesi in via di sviluppo e l’agricoltura potrebbe diventare il motore di crescita per la riduzione di fame e povertà. La produzione di colture da destinare alla bioenergia potrebbe creare reddito ed occupazione, specialmente se i piccoli contadini ricevessero aiuti per espandere la produzione e guadagnare acceso ai mercati.
Promuovere la partecipazione dei piccoli coltivatori alla produzione agricola, compresa quella da destinare ai biocombustibili, richiede investimenti nelle infrastrutture, nella ricerca, nella finanza rurale, nelle istituzioni commerciali e nei sistemi legali.
Si profilano tuttavia non pochi rischi, soprattutto per la sicurezza alimentare. Prezzi agricoli sostenuti stanno di già avendo un impatto negativo sui paesi in via di sviluppo, che dipendono in larga misura dalle importazioni alimentari per il fabbisogno interno.
Particolarmente a rischio sono i consumatori poveri delle aree urbane ed i compratori netti di cibo delle aree rurali. Si stima che le popolazioni povere spendano ben oltre la metà del proprio reddito per l’alimentazione. “Qualsiasi decisione relativa ai biocarburanti non può prescindere da considerazioni sulla sicurezza alimentare e sulla disponibilità di terra e di acqua”, ha aggiunto Diouf. “Tutti gli sforzi dovrebbero puntare a preservare l’obiettivo prioritario di liberare l’umanità dalla vergogna della fame”, ha sottolineato.
I gas serra
Se si guarda alla dimensione ambientale, non sempre il bilancio è positivo. “Un maggiore uso, e dunque una maggiore produzione di biocarburanti, non necessariamente contribuirà a ridurre le emissioni di gas serra così come era sembrato in un primo momento”, si legge nel rapporto. Mentre alcuni prodotti di base destinati alla produzione di biocombustibili, come lo zucchero, possono far diminuire sensibilmente le emissioni, questo non accade per molti altri”, ha fatto notare Diouf.
Il maggiore impatto dei biocombustibili sulle emissioni di gas serra è determinato dal cambiamento di destinazione d’uso della terra. “I cambiamenti nell’uso della terra – per esempio la deforestazione per soddisfare la maggiore domanda di prodotti agricoli – rappresentano una grave minaccia per la qualità del terreno, per la biodiversità e per l’emissione di gas serra”, ha rilevato Diouf.
Secondo il rapporto, criteri di sostenibilità basati su norme stabilite a livello internazionale potrebbero aiutare a migliorare l’impronta ecologica dei biocarburanti, ma non dovrebbero creare nuove barriere commerciali per i paesi in via di sviluppo.
La seconda generazione
La prossima generazione di biocombustibili, attualmente in fase di sviluppo ma non ancora disponibili sul mercato, che impiega come materia prima legno, piante erbacee, e residui agricoli e forestali, potrebbe migliorare l’equilibrio dei biocombustibili in termini di gas serra ed energia fossile.
“Queste considerazioni sembrano offrire motivazioni valide affinché gli investimenti sui biocombustibili sia indirizzati maggiormente nella direzione della ricerca, specialmente verso lo sviluppo delle tecnologie di seconda generazione, che se ben concepite ed implementate fanno ben sperare per la riduzione delle emissioni di gas serra ed allo stesso tempo per una minore pressione sulle risorse naturali”, ha concluso Diouf

fonte: lanuovaecologia.it

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