La professione del giornalista è attraversata da profondi cambiamenti. Ma in Italia le trasformazioni avvengono molto più lentamente che in altri paesi, come la Gran Bretagna o gli Stati Uniti. Molti studiosi hanno individuato le ragioni di queste difficoltà in un ritardo culturale che poi sarebbe figlio anche di una frattura generazionale.
L'innovazione portata da internet nella professione da noi dura fatica ad affermarsi. Contemporanemente i giornali quotidiani, pur rinnovati nei formati e nella grafica (spesso superiore a quella di altri paesi), durano fatica a rinnovarsi dal punto di vista editoriale per trovare, con una diversa selezione e scelta dei contenuti, la loro nuova e inevitabile ricollocazione all'interno del sistema dei media.
Risultati: le vendite soffrono perché i cittadini sempre più spesso non riconoscono nel giornale "il loro giornale". Il ritardo culturale nell'innovazione è poi spesso figlio, come abbiamo detto, della frattura generazionale. Molti giovani, spesso preparati e competenti ad affrontare l'informazione nel mondo digitale, non trovano possibilità di crescita all'interno delle redazioni. Anzi, spesso, pur bravi, dinamici e culturalmente preparati, vengono tenuti ai margini, costretti a un lungo precariato.
Per uscire da questa situazione occorre dare più spazio ai giovani preparati, farli lavorare accanto ai colleghi più esperti e fare in modo che gli uni diffondano la cultura digitale, gli altri le regole sempre valide del buon giornalismo. Allora, forse, riusciremo a fare giornali migliori. Sulla carta e sul web.
fonte: corriere.it
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