Entro dicembre potrebbero iniziare i lavori su un’area di 50.000 mq, in parte verde agricolo. Le costruzioni saranno riservate ai residenti da cinque ni almeno. La Soprintendenza ai beni culturali e ambientali ha riscontrato anomalie. Legambiente: «Solo una manovra speculativa»
Dal prossimo dicembre a Lampedusa dovrebbero cominciare i lavori per la costruzione di 65 villette. 50mila mq, fino ad ora liberi dal cemento, verranno edificati e, di questi, 24mila sono di verde agricolo nelle contrade Cala Pisana e Cala Creta. Verde Agricolo che viene concesso alle imprese edilizie per mancanza di sufficienti aree edificabili. Oltre agli sbarchi di clandestini, sull’isola sbarcherà il cemento. “Le villette sono per i lampedusani che ancora vivono in affitto” assicura il sindaco Bernardino De Rubeis “chi non è residente nell'isola da almeno cinque anni non avrà diritto all'acquisto. Non ci saranno speculazioni». Ma a nessun proprietario sarà impedito di affittare la villetta appena comprata.
«Abbiamo ottenuto parere positivo dal Genio civile e dalla Forestale - sottolinea il sindaco - mentre l'Ausl ha acquisito le carte e sta studiando il progetto». Ma è con la Soprintendenza ai beni culturali e ambientali che il Comune dovrà giocarsi la partita decisiva. Al momento il risultato è nient'affatto scontato. Infatti la Soprintendenza di Agrigento ha ricevuto il materiale sono dieci giorni prima della conferenza dei servizi del 15 settembre alla quale, pur invitata, ha deciso di non partecipare perché non era in grado di esprimere un parere. Dalla lettura, forzatamente superficiale, delle carte ricevute la Soprintendenza ha riscontrato alcune anomalie.
Nella documentazione prodotta dall'amministrazione municipale mancherebbero infatti le prove che attestino la necessità concreta di recuperare aree edificabili nel verde agricolo. La Soprintendenza inquadra le ville nell'edilizia residenziale stagionale e non in quella convenzionata e agevolata che invece risponde a precise esigenze sociali e per questo viene sostenuta dai finanziamenti della Regione. Nei prossimi giorni, infine, verrà ultimato il piano paesistico di Lampedusa che contempla zone da salvaguardare senza deroghe nelle quali rischia di ricadere il piano costruttivo.
Legambiente ha denunciato il progetto come una speculazione edilizia, in caso di approvazione definitiva è pronta a ricorrere al Tar. «Siamo fiduciosi sul fatto che la Soprintendenza non darà il suo benestare - afferma Domenico Fontana, presidente regionale dell'associazione - Ma se malauguratamente dovessero arrivare pronunciamenti diversi, diffideremo l'assessorato al Territorio e ambiente dall'approvare la variante necessaria a realizzare il piano costruttivo e siamo già pronti a ricorrete al Tar».
«Ogni estate Lampedusa decuplica i residenti – continua Fontana - L'isola ha un patrimonio edilizio sconfinato. Non esiste, dunque, alcuna emergenza abitativa. E la dimostrazione è data dal fatto che il programma costruttivo non lo portano avanti i cittadini del luogo, circostanza grazie alla quale sarebbe legittimo ricevere il contributo della Regione, ma quattro imprese edili della provincia di Agrigento. Il Comune di Lampedusa che è stato così solerte, a ridosso dello scorso Natale, ad approvare questo programma, dovrebbe spiegare perché da otto anni non approva il piano regolatore che giace nei cassetti dell'amministrazione».
Le imprese edili che dovrebbero costruire le villette, due di Licata e due di lavanusa, hanno usufruito di finanziamenti ottenuti sull'edilizia convenzionata e agevolata.
La Regione, in base alle norme attuali, offre il suo supporto economico intervenendo sugli interessi dei mutui accesi con le banche dall'impresa o dal singolo proprietario per realizzare o acquistare la casa. Troppe volte però si è rischiato di fare un utilizzo improprio di questa legge.
E se n'è accorta pure la Corte dei conti che ha registrato, esaminando precedenti piani costruttivi, numerose incongruità fra i bisogni abitativi reali e i progetti edilizi finanziati. È opinione dell'assessorato al Territorio e ambiente che in futuro bisognerà concentrate i contributi della Regione laddove c'è mercato e cioè, quasi esclusivamente, nelle zone metropolitane di Palermo, Messina e Catania. C'è da dire che le imprese edili in questione avevano ricevuto gli aiuti per aprire i loro cantieri genericamente «nel territorio della provincia di Agrigento». Ma fare businness nelle Pelagie è sicuramente più allettante.
fonte: lanuovaecologia.it
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