Le fonti pulite non sono il futuro ma una realtà già efficace per affrontare la sfida energetica e climatica. Lo speciale sul numero di ottobre di Nuova Ecologia, il mensile di Legambiente. L'inchiesta sugli interessi della ‘ndrangheta sulla statale 106, la più pericolosa d’Italia. E il dossier sulla finanza etica
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Tutta la verità sulle rinnovabili. Chi investe, in quali Paesi, come migliorano le tecnologie, perché convengono più del nucleare. La Nuova Ecologia, il mensile di Legambiente, dedica lo speciale del suo numero di ottobre all’energia pulita. Nel 2007 il 23% della potenza installata nel mondo arriva dalle fonti rinnovabili. In Europa la sola costruzione di impianti eolici ha assorbito più capitali di qualsiasi altra fonte energetica. E in Italia la crescita del conto energia ad oggi è più che raddoppiata rispetto ai primi mesi del 2008. “Confutiamo le menzogne che assediano le fonti pulite - scrive il direttore Marco Fratoddi - Assieme all’efficienza, rappresentano già oggi la migliore risposta alla fine del petrolio e all’avanzata del global warming e sono in grado di sostituire l’atomo nell’approvvigionamento energetico delle società avanzate, come sta avvenendo in Spagna e Germania”.
L’inchiesta del mensile di Legambiente è dedicata invece alla statale 106, la Jonica, l’unico collegamento tra Reggio Calabria e Taranto. Una strada che può vantare il triste record di essere in Italia quella con il più alto numero di morti: 30 tra gennaio e agosto. Nel ‘35, quando venne costruita, era una delle migliori del mondo, oggi “scoppia” per mancanza di spazio e speculazioni delle cosche. Imprese colluse, pessimo calcestruzzo, “pedaggio” alla ‘ndrangheta. A due corsie, in alcuni tratti non più larga di 7 metri, corre per l’80% dei suoi 491 km attraverso centri abitati. La percorrono ogni giorno circa 22mila auto, anche perché non ci sono alternative. Per il governo, però, la sicurezza stradale nel Mezzogiorno può aspettare: così per coprire i mancati incassi dell’Ici, ha tagliato i fondi per le strade di Calabria e Sicilia.
Di conti che tornano parla invece, in un dossier dedicato al social business, il Premio Nobel per la Pace Muhammad Yunus. Il “banchiere dei poveri” concede prestiti a 7 milioni di persone, quasi tutte donne, nei villaggi del Bangladesh e la sua Grameen Bank vanta un tasso di restituzione del 98%. “Per tirare fuori le persone dalla povertà basta creare un ambiente che le metta in condizione di agire” dice Yunus alla Nuova Ecologia. E racconta perché funzionafonte: lanuovaecologia.it
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