martedì 18 marzo 2008

Decrescita sostenibile

Il concetto di "decrescita sostenibile" dovrebbe essere sempre più ampiamente dicusso e divulgato per poterne vedere in un futuro prossimo la sua concretizzazione ottimale. Se la nostra economia si basa ancora su un modello di sviluppo basato sul Pil (per intenderci sul produrre e buttare), intellettuali ed economisti è da tempo che mostrano segni di insofferenza verso tale modello, auspicando una tempestiva quanto rigorosa inversione di rotta collettiva. Convertire, per esempio, aziende che producono imballaggi e buste di plastica, tramite incentivi e sussidi statali, in qualcos'altro che sia compatibile con ciò che definiamo sviluppo sostenibile oggi dovrebbe essere un imperativo categorico.
La trasmissione Report di ieri, 16/3/2008 (per conoscere i dettagli www.report.rai.it), si è soffermata appunto su queste tematiche portando l'esempio di Schonau, un paese tedesco di 2500 persone. Qui un gruppo di abitanti ha comprato un'intera rete elettrica e si è messo ad autoprodurre energia dal solare. Se Cina e India porteranno al collasso il sistema mondiale, ciò dipenderà dal vecchio modello di sviluppo occidentale a cui si ispirano, modello che i grandi gruppi di interesse economici mondiali sono restii a voler cambiare. Report ha fatto cenno al meet di Boston del ‘72, durante il quale si parlò dei limiti dello sviluppo. Gli scienziati dal 1992 fino al 2003 continuarono a monitorare i nostri consumi ed emissioni, la nostra "impronta ecologica", ovvero quanto il pianeta sia in grado di sopportarci, arrivando alla conclusione che viviamo oltre la capacità di carico della Terra, emettiamo più gas serra di quanto il sistema terrestre possa assorbire e tagliamo alberi più velocemente della loro ricrescita. L'Italia emette una percentuale di gas serra del 12.1% superiore all’emissione del ‘90, mentre dovrebbe entro il 2010 decrementarla del 6.5%, trovandosi, in conclusione, quasi del 20% oltre l’obiettivo prefissato. Nell’ultima comunicazione della convenzione sul protocollo di Kyoto, l'Italia ha presentato obiettivi che con molta probabilità non riuscirà a rispettare. Nel Bel Paese le polveri sottili (il Pm10) provocano più di 39.000 morti l’anno, secondo l’OMS. Per non parlare del particolato molto fine (le nanoparticelle), che penetra nella circolazione sanguigna e si manifesta particolarmente nel polmone, nella vescica e nella tiroide, scatenando effetti infiammatori e potenzialmente cancerogeni. In un precedente articolo ci eravamo soffermati sui risultati di recenti ricerche scientifiche a tal riguardo. Non ci sono al momento centraline di rilevazione del particolato fine in Italia, ma sappiamo che per ridurre l'incidenza delle pm10 e delle nanoparticelle sulla salute ci vorrebbe un piano integrato generale ed un mobility manager che riduca spostamenti inutili di veicoli, consumo di carburante e di conseguenza l'inquinamento (come prevede un decreto ministeriale del 1998). Basti solo pensare che l’80% delle merci in Italia viaggia su camion. Se, come sostiene Maurizio Pallante, economista dell'ambiente, "il concetto di merce non corrisponde al concetto di bene", per inaugurare una decrescita sostenibile è necessario disgiungere una volta per tutte i due concetti, usando indicatori diversi per misurare il benessere di una nazione e dei suoi abitanti.
Produrre meno rifiuti introducendo la ricarica per il detersivo, il vino, il latte (come già accade in alcune realtà locali) o l’acqua minerale, significa utilizzare meno risorse ma anche favorire l’ambiente con meno rifiuti e minori costi di smaltimento, che verranno reinvestiti altrove.
Petrolio,carbone, nucleare sono produzioni di corrente elettrica basata sull’offerta per cui le persone vengono sempre più stimolate a consumare e sprecare elettricità. Il generatore solare termodinamico è un sistema in grado di produrre energia elettrica attraverso la concentrazione della radiazione solare senza emettere nulla in atmosfera. L'energia prodotta in più viene assorbita in accumulatori e utilizzata. Le fonti rinnovabili, in altri termini, non fanno crescere la domanda. In Italia, tuttavia, sono mancati i finanziamenti da destinare a progetti quale il solare termodinamico di Rubbia, consistente in un sistema di specchi che concentra i raggi del sole e produce calore che muove le turbine elettriche. Enel ed Enea stavano per realizzarlo nel 2004 a Priolo, presso Siracusa, ma mancava un decreto per incentivare la tariffa dell’energia prodotta dal solare termodinamico. Dai 25 mw che avrebbero fornito energia a un paese di 25.000 abitanti oggi si è passati a voler realizzare una minicentrale da 5 mw, senza decreti e solo per dimostrare che si può fare ciò che Rubbia potè realizzare in Spagna, in quanto la Spagna emanò il decreto per la tariffa incentivante. Nel Paese del Sole, dunque, si può e si deve fare di più in questo senso, a prescindere da chi possa in futuro guidare l'Italia. Risparmiare energia e ridurre gli sprechi, decentralizzare e diversificare le fonti energetiche, razionalizzare e tagliare là dove sia possibile i trasporti: tutto ciò è già decrescita sostenibile.

fonte: ecoage.it

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