giovedì 20 marzo 2008

Comuni, raddoppiano i "puliti"

In un anno le amministrazioni virtuose arrivano a 3.190, 1.928 in più del 2007. Dobbiaco in testa per l’autosufficienza. Legambiente: «Energie verdi ed efficienza una risposta concreta agli obiettivi energetici della Ue»/ I numeri per settore -
PDF: Dossier - Classifiche
Raddoppiano in un anno i Comuni italiani che puntano sull’energia pulita. Ad aver investito su solare fotovoltaico e termico, eolico, geotermia, biomasse, piccoli impianti idroelettrici sono oggi 3.190 municipi, 1.928 in più rispetto al 2007, nel cui territorio è installato almeno un impianto. Questa crescita dal basso è fotografata dal rapporto Comuni rinnovabili 2008 di Legambiente, presentato questa mattina a Roma, che evidenzia il ruolo da protagonista dei piccoli Comuni e segnala esperienze interessanti sia a nord che a sud. Sul totale dei Comuni rinnovabili, sono infatti 1664 quelli con meno di 5000 abitanti. Tanti gli impianti installati, di diversa taglia e fonte, con un autentico boom del solare fotovoltaico per il quale sono stati installati oltre 90 MW di pannelli.

In testa ai Comuni 100% rinnovabili c’è Dobbiaco (Bz) con 3248 abitanti, l’unica amministrazione a soddisfare completamente con energie pulite tanto il suo fabbisogno energetico quanto quello elettrico. Il primato per il solare termico va a Selva di Val Gardena (Bz). Prato allo Stelvio (Bz) è il Comune migliore per il solare fotovoltaico. Catania e Prato sono quelli che hanno installato rispettivamente più pannelli solari termici e fotovoltaici sugli edifici pubblici. A queste amministrazioni è stato assegnato oggi il premio Maurizio Caranza, per la maggiore diffusione di fonti rinnovabili. Gli investimenti si traducono in risultati concreti: risparmio energetico, tagli in bolletta, all’inquinamento dell’aria e una progressiva autonomia energetica dei Comuni interessati.

“La scommessa di questi territori si sta rivelando vincente sotto tutti i punti di vista - commenta Edoardo Zanchini, responsabile energia di Legambiente -. Per rispondere al fabbisogno energetico, perché già oggi sono centinaia i Comuni che producono più energia elettrica di quanta ne consumano. Ma anche per i cittadini, perché coloro che hanno installato impianti solari termici e fotovoltaici, che sono collegati a reti di teleriscaldamento, pagano bollette meno salate e respirano un’aria più pulita. Grazie a questi impianti si sono creati nuovi posti di lavoro, attirati nuovi servizi e creato nuove prospettive di ricerca oltre a maggior benessere e qualità della vita”. Il dossier, giunto alla sua terza edizione e stilato grazie a un questionario inviato agli oltre 8000 Comuni italiani, riporta i processi di sviluppo delle fonti energetiche pulite nel nostro Paese, la distribuzione e il tipo degli impianti e delle fonti. Vediamo da vicino i risultati.

Dobbiaco vince la classifica dell’autosufficienza grazie al teleriscaldamento generato da un impianto a biomasse che riesce a coprire completamente il proprio fabbisogno termico e quello del Comune di San Candido, e con gli impianti fotovoltaici e miniidroelettrici che rispondono alla domanda d’elettricità. Ma le rinnovabili sono già un’alternativa concreta al fabbisogno energetico in 188 Comuni, dove il riscaldamento, l’acqua calda per usi sanitari, l’elettricità vengono prodotti interamente da fonti pulite. 172 sono quelli autosufficienti nella produzione di energia elettrica, grazie al solo contributo di eolico e mini idroelettrico; 16 quelli che riescono a soddisfare completamente il fabbisogno termico delle famiglie grazie al teleriscaldamento da rinnovabile.

Per promuovere e realizzare politiche energetiche sostenibili e raggiungere la progressiva autonomia energetica dei territori, il problema è uno solo: la normativa. Siamo il Paese in Europa con le migliori opportunità d’investimento nelle rinnovabili e quello in cui è più complicato realizzare i progetti. Occorre semplificare le procedure per l’approvazione e la realizzazione degli impianti. Ogni Regione ha, infatti, un quadro normativo diverso (e spesso ostile nei confronti dei progetti) perché non sono state emanate le Linee Guida per l’approvazione dei progetti di impianti da fonti rinnovabili previste dal DL 387/2003.
Per Legambiente, bisogna inoltre avere il coraggio di introdurre l’obbligo di un contributo minimo delle fonti energetiche rinnovabili, per il fabbisogno termico ed elettrico, in tutti i nuovi interventi edilizi. Possibile che in un Paese come l’Italia ci sia un quarto dei pannelli della Grecia e un decimo della Germania? È evidente che manca una chiara direzione di marcia che spinga un settore di mercato a orientarsi in questa direzione, e che arrivi a coinvolgere il settore edilizio e dell’impiantistica termica e elettrica.

fonte: lanuovaecologia.it

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