giovedì 13 marzo 2008

Bce: «No ai salari legati all'inflazione»

No ad aumenti salariali senza recuperi della produttività. La Banca centrale europea torna a mettere l'accento sul rischio di perdere il controllo dell'inflazione, ancorando le retribuzioni al caro prezzi (una soluzione di cui si èparlato negli ultimi tempi anche in Italia).

SHOCK PREZZI - La Bce, si legge nel bollettino mensile dell'istituto di Francoforte, «segue con particolare attenzione le trattative salariali» in Eurolandia e «nutre timori circa l'esistenza di forme di indicizzazione delle retribuzioni nominali ai prezzi al consumo, che comporterebbe il rischio di shock al rialzo sull'inflazione». La Bce invita a «evitare» di ancorare i salari all'inflazione perché «ciò innescherebbe una spirale salari-prezzi con ricadute negative sull'occupazione e sulla competitività nei paesi coinvolti».

INFLAZIONE - Nell'eurozona, per la Bce, esistono «forti pressioni al rialzo sull'inflazione nel breve periodo» e anche per la stabilità dei prezzi nel medio termine esistono rischi al rialzo. La Banca centrale europea prevede una fase di inflazione «relativamente elevata più prolungata rispetto all'orizzonte prospettato alcuni mesi fa». In questo contesto la Bce ritiene che l'attuale orientamento sui tassi contribuirà a raggiungere l'obiettivo della stabilità dei prezzi.

RISANAMENTO - L'Italia e il Portogallo, i due paesi di Eurolandia sottoposti a una procedura per deficit eccessivo relativa al 2006, «hanno compiuto progressi nell'azione di risanamento al fine di correggere i rispettivi disavanzi» scrive ancora la Banca centrale europea. «Nel programma di stabilità presentato dall'Italia - ricordano gli esperti dell'Eurotower - è indicata una significativa riduzione del disavanzo, dal 4,4% de Pil del 2006 al 2,4% nel 2007 (dati recenti segnalano che il disavanzo potrebbe risultare persino inferiore)». La Bce nota poi che Italia e Portogallo stimano per il il 2008 disavanzi pari rispettivamente al 2,2 e al 2,4% del Pil e un ulteriore miglioramento nel 2009 e nel 2010.

RISCHI BASSA CRESCITA - Il ritorno dell'Italia a una solida posizione di bilancio tuttavia, secondo la Bce «è messo a rischio» dal rischio che la crescita del Pil si riveli «più debole» delle stime. Per l'istituto «la mancanza di misure specifiche di riduzione della spesa accresce l'incertezza sulla prospettive di risanamento». Infine, l'aggiustamento per il 2008 «non è sufficiente per realizzare un miglioramento del saldo strutturale dello 0,5% del Pil fissato dal patto».

fonte: corriere.it

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