George W. Bush (senior) cerca di convincere Leonardo Di Caprio, portabandiera del nuovo ecologismo made in Hollywood, della bontà dell'idea di risolvere il problema dell'esaurimento delle riserve petrolifere andando a fare la guerra all'Iraq. Giuliano Ferrara invece polemizza con Michail Gorbaciov: il primo, negazionista convinto, ritiene che il clima non stia affatto cambiando, mentre il secondo pensa che stiamo andando verso la catastrofe. Chi ha ragione? Confronti impossibili allestiti in video davanti a "sedie parlanti", e tutto attorno titoli di giornale che lanciano l'allarme globale.
Parte da qui, dal caos dell'informazione, che dice (e predice) istericamente tutto e il contrario di tutto, la mostra "I tempi stanno cambiando", a cura del meteorologo e star della tv Luca Mercalli e di Claudio Cassardo, allestita da oggi al 31 ottobre al Museo di Scienze Naturali di Torino, che ruba il titolo a una storica canzone di Bob Dylan per parlare in modo chiaro, didattico e - sottolinea Mercalli - soprattutto "logico", di mutamenti climatici.
LA GALLERIA FOTOGRAFICA
L'immagine simbolica scelta per rappresentare l'esposizione è quella di un orso bianco in bilico su un blocco di ghiaccio che si scioglie. Metafora della precarietà del clima e della condizione umana. Foto, filmati, video (tra questi un'antologia di cortometraggi provenienti dal Festival Cinemambiente) ma anche simulazioni, performance interattive e divertenti scenografie realizzate con oggetti della quotidianità. Si parla di effetto serra, mobilità sostenibile, politiche economiche. Si analizza la "malattia" dei ghiacci polari e si illustrano i benefici del risparmio energetico individuale e collettivo.
Un percorso lungo la storia del clima sul pianeta Terra per guardare al futuro con maggiore chiarezza, con dati e strumenti scientifici. "Si parla di allarme ambientale da vent'anni - dice Mercalli - ma la gente di clima non sa niente. Quattro luoghi comuni appicicati in testa che generano soltanto confusione. Il clima è un sistema complesso, non un argomento semplice. Il funzionamento del pianeta Terra sintetizza tutte le scienze, non si può banalizzare. Tuttavia, se fossimo in Germania o in Svizzera non ci sarebbe bisogno di una mostra come questa: le informazioni le avrebbe già date la scuola, sarebbero nozioni scontate".
Il meteorologo di Che tempo che fa si dice non pessimista ma "realista". E guardando lo scheletro di un dinosauro auspica una "rivoluzione culturale e scientifica" che sovverta priorità e sistemi di sviluppo. "Se alla Svezia diamo 10 e alla Cina 1, all'Italia in civiltà ambientale possiamo dare un 5, che fa la media tra Napoli e Bolzano - dice - Il nostro è un paese di potenzialità inespresse".
Chiude il percorso un film-collage sull'affondamento del Titanic. "E' la perfetta metafora del cammino dell'umanità verso l'autodistruzione - conclude Mercalli - Ma la rotta si può ancora invertire. La soluzione del problema è meno competizione e più cooperazione. Altrimenti faremo la fine dei dinosauri e il mondo, come nei peggiori incubi degli scrittori di fantascienza, resterà popolato da scarafaggi".
fonte: repubblica.it
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mercoledì 19 marzo 2008
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