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Nascosti negli angoli più remoti del mondo ci sono ancora dei serbatoi di biodiversità, con decine di varietà di piante ancora non completamente studiate conservate gelosamente dai piccoli contadini. A recensirle in un lavoro decennale è stata l'Ong Bioversity International: nello studio pubblicato dalla rivista Proceedings of the National Academy of Science sono state individuate decine di varietà di 27 piante fondamentali per l'uomo, dal riso al mais ai fagioli. I ricercatori dell'organizzazione, che ha sede a Roma, hanno studiato 26 comunità agricole di otto paesi del mondo, dislocati nei cinque continenti. Dagli oltre quattromila campioni raccolti sono emerse decine di varietà alimentari per ogni specie: si va dalle 4 in media per la farina di grano duro alle oltre 60 della manioca. In qualche caso, come il riso del Vietnam, si sono raggiunte anche le 74 diverse varietà all'interno di una singola comunità. "Il risultato era in qualche modo atteso, perché abbiamo lavorato in aree rurali che sapevamo essere ricche di biodiversità - spiega Carlo Fadda, uno degli autori dello studio - l'obiettivo del progetto, che è durato più di dieci anni, è di puntellare questi siti, ed aiutarli a non perdere questa ricchezza". I ricercatori hanno anche verificato che più che il singolo contadino, sono le intere comunità ad essere importanti. In ogni fattoria in media si coltivano infatti da 1,38 a 4,25 varietà, ma questo numero cresce fino a dieci volte se si prende in considerazione l'insieme di tutti i contadini di una determinata area. Stranamente, secondo i dati minore è l'area coltivabile a disposizione della comunità maggiore è la varietà di specie coltivate. "Normalmente se in una comunità ci sono 10 varietà di riso, ad esempio - spiega l'esperto, ogni contadino ne pianta solo tre o quattro. In alcuni casi il nostro progetto ha portato a conseguenze superiori alle attese: in Nepal ad esempio le informazioni che abbiamo dato alla popolazione hanno portato alla decisione di iniziare a conservare meglio tutto l'ecosistema, ad esempio riforestando aree prima distrutte". Il prossimo passo sarà studiare tutte le nuove varietà trovate, a caccia ad esempio di quelle che possono combattere le malattie o la siccità: "Un progetto in questo senso è già iniziato per alcuni siti - sèiega Fadda - bisogna dire che la maggior parte di questi vegetali sono coltivati per uso domestico, non commerciale, e quindi sono poco conosciuti. Una parte del lavoro è proprio farne la banca dati". fonte: lanuovaecologia.it |
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mercoledì 26 marzo 2008
I piccoli agricoltori custodi della biodiversità
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