L'ecologia dovrà pagare il suo tributo a Biancaneve e Pocahontas. Stando almeno a David Whitley, professore dell'Università di Cambridge, "i cartoni animati della Disney hanno sistematicamente incoraggiato generazioni di bambini ad allearsi con la natura e a proteggerla". Riscattando in parte Bambi dalla fama di essere portavoce di un blando populismo e di un finto mondo incontaminato.
Il libro di Whitley, The Idea of Nature in Disney Animation, prende in esame due periodi della storia della multinazionale: dal 1937 al 1967, quando Walt Disney era in carica, e dal 1984 al 2005, quando a dirigere la fabbrica del cartoon era Michael Eisner. Entrambe le gestioni, scrive Whitley, si sono distinte "per il forte e costante impegno a favore della natura e dell'ambiente". Pur segnando alcune differenze.
Durante l'epoca Walt Disney - e in film come Biancaneve (1937), Cenerentola (1950) e Bambi (1942) - l'immaginario ruotava intorno a una visione pastorale della natura, un rifugio idilliaco, pieno di teneri animaletti, minacciato e reso vulnerabile da una civiltà cattiva, ben interpretata da sorellastre invidiose e regine maligne. O ancora, nel Libro della Giungla, in cui il giovane Mowgli non si limita a proteggere il regno dei suoi amici animali, ma aspira ad averne piena cittadinanza.
La gestione Eisner ha reso la cosmogonia della Disney molto più complessa, suggerendo una nuova possibile coesistenza tra la natura e le persone. Un'accezione più "politica", dunque, messa in scena da film come Pocahontas (1995) e Tarzan (1999). Stando alle analisi di Whitley, in questi cartoni emerge il desiderio di riconciliazione tra gli uomini (già predatori e colonialisti) e il loro ambiente naturale, che sia esso una giungla o una riserva indiana.
"Su alcuni temi, - insiste Whitley - l'arte popolare può influenzare le nostre idee e i nostri sentimenti. Disney dunque potrebbe dirci sull'ambiente e sul nostro modo di rapportarsi ad esso più di quanto noi tendiamo ad accettare".
Non solo. Secondo il professore di Cambridge, questi film, "spesso indicati come inautentici", hanno incoraggiato il pensiero critico, arrivando addirittura, e sarebbe il caso di Bambi, a fornire "le basi emozionali per il futuro attivismo ambientalista".
Eppure c'è chi non manca di ricordare, è il caso del Guardian, come l'amore per l'ambiente predicato sullo schermo dalla Disney si scontri con le concrete deforestazioni che si sono rese necessarie per la costruzione di Disneyworld e di altri parchi a tema. La faccia scura del mondo incantato dei cartoon.
fonte: repubblica.it
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venerdì 28 marzo 2008
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