mercoledì 12 marzo 2008

Stretta Ue sulle carrette dei mari

Maxi multe e carcere per gli scarichi illegali delle navi. Bruxelles, su indicazione della Corte di giustizia europea, ha deciso di dare un ulteriore giro di vite alla direttiva varata nel 2005 dai 27 stati membri per la lotta all'inquinamento marittimo
Non solo multe, che potrebbero essere anche salatissime, ma anche il carcere per chi si rende responsabile dell'inquinamento dei mari: dagli scarichi illegali da parte di navi ai drammi provocati dalle carrette dei mari. Basti pensare agli incedenti provocati negli anni scorsi dalle navi cisterna Erika e Prestige, che hanno prodotto veri e propridisastri ambientali lungo le coste franco-spagnole. Bruxelles, su indicazione della Corte di giustizia europea, ha deciso ieri di dare un ulteriore giro di vite alla direttiva varata nel 2005 dai 27 stati membri per la lotta all'inquinamento marittimo.

Direttiva che l'Italia ha già recepito nel proprio ordinamento ma su cui Bruxelles si prepara a chiedere chiarimenti, non formali. L'iniziativa lanciata congiuntamente dai vicepresidenti della Commissione europea, Franco Frattini responsabile per le politiche di giustizia, libertà e sicurezza, e Jacques Barrot per i trasporti, rappresenta quindi una grossa novità: se ora infatti i governi dell'Ue hanno la scelta tra l'introduzione di una sanzione amministrativa od una penale, con la nuova proposta viene meno questa opzione e la sanzione penale dovrà essere obbligatoriamente introdotta.

Insomma, le violazioni alle regole esistenti «devono essere considerate reati penali e sanzionate con provvedimenti penali». Gli stati membri saranno obbligati a garantire che le imprese possono essere considerate responsabili dei reati penali commessi alfine di procurare loro un vantaggio, e che siano soggette a sanzioni efficaci, proporzionate e dissuasive. La nuova proposta - ha tenuto a sottolineare Frattini - «rappresenta un'importante integrazione della direttiva Ue sulla protezione dell'ambiente mediante il diritto penale». Barrot dal canto ha precisato che sono «una piccola minoranza gli operatori che offuscano l'immagine dell'industria dei trasporti marittimi».

L'Italia è tra i quindici paesi europei sui 27 che hanno già introdotto nel loro ordinamento la direttiva 35 del 2005 per la lotta all'inquinamento marino, prevedendo anche sanzioni penali. In questo senso quindi Roma non dovrebbe portare modifiche alla sua normativa alla luce della nuova proposta. Tuttavia, secondo quanto appreso dall'Ansa, la Commissione si prepara ad avviare una lettera di richiesta di informazioni a Roma sul modo in cui la direttiva del 2005 è stata recepita nell'ordinamento italiano. Non si tratta di una procedura formale, assicurano a Bruxelles, ma di approfondimento di certi elementi e le autorità italiane avranno due mesi per rispondere.

fonte: lanuovaecologia.it

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