Gli attivisti arrivano dal mare e dal suolo. Sono una decina, poco più. L'Arctic Sunrise, la nave rompighiaccio ambientalista, che batte bandiera olandese, cala un gommone con a bordo cinque di loro, ragazzi armati di pennello. Attraccano al molo che è appena giorno, dipingono sulla banchina con rulli di vernice nera le loro frasi. Un sole che si oppone al carbone, la firma. Un altro gruppo si arrampica su in alto alle pareti di questa enorme cattedrale del carbone. Alcuni operai in cantiere avvistano i gommoni, si avvicinano curiosi, salutano. Dura poco più di mezz'ora l'"azione", tutto deve essere molto rapido. Sul molto compaiono anche responsabili della centrale, hanno giacca e cravatta, guardano, telefonano. E' ora di rientrare, forse la polizia e la guardia costiera è stata avvertita. Motori indietro, si risale a bordo.
"Protestiamo per chiedere un "Piano Marshall" per efficienza e sviluppo delle fonti rinnovabili, per centrare gli obiettivi europei". Giuseppe Onufrio, direttore delle campagne di Greenpeace, dice che un'azione per denunciare l'ostilità del governo italiano al "pacchetto clima ed energia" della Ue. Quello che Berlusconi vuole bocciare. Conta sull'appoggio della Polonia, delle perplessità della Germania. Usa l'argomento della crisi economica per chiedere più flessibilità, rimandi, e poi si vedrà.
E invece "questi obiettivi sono un'occasione importante per il nostro Paese" spiega Onufrio. la "La maggior parte dell'obiettivo del 20 per cento di efficienza in più negli usi elettrici è concentrato nell'industria e nel terziario, i settori che generano ricchezza. Questa è la soluzione vera per l'Italia e non un ritorno al nucleare, fonte rischiosa e costosa, promossa per favorire alcune lobby e non certo l'ambiente". Greenpeace teme che dietro la richiesta di maggiore flessibilità il governo voglia compromettere l'accordo "e quindi sabotare il percorso per la seconda fase per Protocollo di Kyoto": Francesco Tedesco, responsabile della Campagna Energia e Clima di Greenpeace, è a bordo dell'Arctic Sunrise a Civitavecchia. Dice che la recente conversione a carbone della centrale di Civitavecchia "rappresenta il fallimento della politica energetica italiana verso la riduzione delle emissioni di gas serra.
Una volta in funzione, la centrale di Civitavecchia immetterà in atmosfera oltre 10 milioni di tonnellate di CO2, pari alle emissioni di 2 milioni di SUV, ognuno dei quali percorre 25mila km in un anno. Questo va ad aggiungersi al ritardo che l'Italia ha già contratto per Kyoto (50 Milioni di tonnellate l'anno). Per questo Greenpeace chiede una moratoria sulle centrali a carbone".
Civitavecchia, prima tappa. Per tutto l'autunno le navi di Greenpeace Rainbow Warrior e Arctic Sunrise navigano per il Mediterraneo, da Israele fino in Polonia. No al carbone in tutta Europa. Una campagna che prepara alla Conferenza sui Cambiamenti Climatici delle nazioni Unite che si terrà a Poznan in Polonia il prossimo dicembre.
fonte: repubblica.it
1 commento:
mah. a me sembra che Greenpeace abbbia esagerato. Pensate se creavano il blackout in tutta la Sardegna!
Posta un commento