Per il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza «il ritorno all'atomo contrasta con la strategia europea di puntare sulla produzione energetica distribuita e non su grandi centrali». E i suoi costi altissimi rischiano di ripercuotersi su «ricerca e investimenti nel campo delle fonti rinnovabili»
"In materia ambientale l'Europa sta andando in tutt'altra direzione rispetto a quella segnalata dal nostro governo. La strategia europea punta alla riduzione dell'emissione di CO2 del 20% e l'aumento delle rinnovabili e dell'efficienza energetica del 20%". Lo afferma il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza ai microfoni di Ecotv (Sky906).
"L'obiettivo dell'Unione Europea - spiega Cogliati Dezza - è quella di creare una rete diffusa nel territorio di produzione energetica distribuita (non quindi grandi centrali) e di nuove imprese in grado di fare installazione, manutenzione e quindi nuova formazione, occupazione e professionalità ". "Il nucleare - aggiunge il presidente di Legambiente - da questo punto di vista ci porta indietro perché sostituisce al modello di energia distribuita sul territorio nuove centrali.
Inoltre ha costi altissimi e quindi investire nel nucleare non permetterà di sostenere con le politiche pubbliche la diffusione e la ricerca di rinnovabili. Ma l'aspetto più rilevante è che il nucleare attuale continua a presentare tutti i problemi irrisolti della sicurezza". "Il rischio - conclude Cogliati Dezza - per l'Italia, è investire su centrali desuete che invece gli altri paesi stanno abbandonando".
fonte: lanuovaecologia.it
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