E come altre città italiane, primatiste anche nella microcriminalità: su 357 città europee (comprese 26 della Turchia), le prime 6 in assoluto per numero di furti di auto sono tutte italiane. Di fila, in parata: Caserta, ancora una volta (15,3 furti di auto ogni 1000 residenti), Catania, Napoli, Torino, Roma, Milano, Manchester, Catanzaro, Nottingham (quella, ironia della sorte, del celebre sceriffo), e via rubacchiando. Mentre, a nostra parziale consolazione, nei furti in appartamento primeggiano Bruxelles e Londra (11,2 e 8,8 furti ogni 1000 abitanti) e Roma (3,9) se ne sta «soltanto» al nono posto. Tutti questi dati emergono dall’ultima indagine sulla qualità della vita urbana in Europa, effettuata dall’istituto di ricerche Eurostat e dalla Commissione Europea, e appena pubblicata.
E’ un quadro non certo lusinghiero per l’Italia, seppure con qualche correzione che può emergere da un esame più approfondito. E anche con alcune sorprese. Per esempio, secondo queste statistiche, se è vero che reati violenti e furti sembrano rampanti in alcune nostre città, l’allarme sicurezza di cui spesso parlano i telegiornali non appare però direttamente e necessariamente legato alla presenza di stranieri. Anzi: vi sono nazioni e città d’Europa che ospitano molti più stranieri, e sono molto più sicure. La percentuale media di extracomunitari sul totale della popolazione è del 4,16 in Italia, ma del 9,17 in Germania, e del 5,43 in Spagna. I centri per immigrati sono molto più affollati in Germania, che in Italia: a Torino, gli ospiti dei centri sono 0,49 per ogni mille abitanti; a a Padova, 0,28; ma a Magdeburgo, 4,69; e a Colonia, 6.
Chi ha raccolto e messo in fila i numeri, non si occupa naturalmente della loro interpretazione: «No, non rientra nei nostri compiti, né io non posso spiegarle come mai si rubino tante auto nelle città italiane», dice Berthold Feldmann, tedesco di Amburgo, capo dell’unità di ricerca di Eurostat, che ha condotto l’indagine insieme con altri 3 esperti di Ungheria, Portogallo e Svezia. «Noi riceviamo i dati dai nostri coordinatori nazionali, per esempio da quello dell’Istat di Roma, che a sua volta raccoglie i dati trasmessi dalle singole polizie. Mettiamo insieme i numeri, li vagliamo, li incrociamo, li sottoponiamo a un preciso controllo di qualità. Stop: il nostro compito si ferma qui. E tuttavia, è ovvio che certi trend emergono con evidenza anche dalle nude cifre».
Per esempio, balza agli occhi quella che potremmo chiamare la classifica dell’anzianità: le città europee con la più alta percentuale di popolazione al di sopra dei 65 anni, sono tutte italiane (Trieste e Genova in testa, ndr). Si torna dunque al Bel Paese. E a qualche consolazione sparsa. Se è vero che Caserta si affaccia dalle statistiche con quell’immagine piuttosto truce (0,14 omicidi e morti violente ogni 1000 abitanti), è anche vero che una distanza siderale di orrore la separa da alcune città dell’Ungheria: Nyirgyhaza, 71,77 omicidi e morti violente ogni 1000 abitanti; Szekesfehervar, 57,08; o Pecs, 54,97. La media nazionale dell’Ungheria in questo campo è davvero impressionante — 41,69 — mentre quella dell’Italia — 0,03 — rientra tranquillamente nelle medie dell’Europa occidentale, anche senza raggiungere Spagna o Danimarca (media 0,01).
Quanto ai reati in generale, o meglio alle denunce di reato, i dati sono contradditori: a Bologna i reati denunciati sono quasi il triplo che a Barcellona, ma ancora inferiori a quelli di Francoforte. Per trovare poi altri «generi di conforto», andare alla voce «disoccupazione». Mentre la classifica nera è guidata dai polacchi (con Radom, 30,8% di disoccupati) e dai belgi (Charleroi e Liegi fra il 25,8 e il 28,3%), in quegli stessi primi 10 posti non figurano nomi italiani. Per la verità, non compaiono neppure nella classifica delle città dov’è più facile trovare lavoro (prime: la britannica Cambridge e poi Lussemburgo, ma anche Amsterdam— 92,5% di lavoratori occupati— e Londra, 91,3%). Ma ci si può accontentare anche così. Dove va invece male, malissimo, è nel campo della lotta all’inquinamento e della tutela dell’ambiente.
fonte: corriere.it
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