Passare dall'attuale 16-17% di rinnovabili al 25, in linea con gli obiettivi europei. Dall'eolico ancora 12.000 MW da installare. L'obiettivo del ministro dello Sviluppo economico è arrivare al 25% di rinnovabili, 25% di nucleare e 50% di fonti fossili
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Innalzare la quota di produzione elettrica da fonti rinnovabili "dall'attuale 16-17% fino al 25%, in linea con gli obiettivi fissati a livello europeo. In particolare, per quanto riguarda l'eolico, secondo le stime del ministero dello Sviluppo Economico e dell'Enea, vi sono ancora 12.000 MW di potenza da installare". Questo quanto affermato dal ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, nell'intervento inviato alla conferenza inaugurale di ZeroEmission Rome 2008, il salone internazionale delle energie rinnovabili che si chiuderà il 4 ottobre.
In particolare il ministro, nel messaggio, ha sottolineato come nel 2007 le rinnovabili abbiano raggiunto il minimo storico negli ultimi 15 anni con il 15,7%, giudicando "insufficiente" ancora oggi l'apporto nella fornitura di elettricità da queste fonti. In tal senso "intendiamo porre fine a questa inaccettabile situazione", scrive Scajola. Scajola ha sottolineato quindi la necessità di riequilibrare il mix di generazione elettrica: 25% rinnovabili, 25% nucleare, 50% combustibili fossili. Senza l'apporto del nucleare, secondo il ministro "nessuna strategia di riduzione della dipendenza dall'estero e della vulnerabilità del nostro sistema energetico può ritenersi credibile".
Per quanto riguarda il fronte rinnovabili, comunque, l'Italia non si trova in una posizione di vantaggio rispetto ai Paesi europei e allo scenario mondiale. Eppure, riferiscono gli operatori, il potenziale dell'energia 'made in Italy' in versione ecologica è enorme, anche in termini di occupazione. Solo per il settore eolico, "le nostre stime parlano di un potenziale di energia dal vento ancora superiore ai 12.000 MW: ben 16.200 MW al 2020", ha detto Oreste Vigorito, presidente di Anev, l'Associazione Nazionale Energia del Vento.
"Secondo uno studio realizzato insieme ad Anev, il settore eolico ha anche ottime prospettive occupazionali - ha poi spiegato Luigi Angeletti, segretario generale della Uil - se il potenziale italiano venisse realizzato, entro il 2020 si creerebbero oltre 66.000 nuovi posti di lavoro". A livello globale, il mercato eolico è in forte crescita. "Negli ultimi tre anni è aumentato, per nuova capacità installata, del 145% - ha spiegato Arthorous Zervos, presidente della European Wind Energy Association - i mercati principali sono in Europa (Spagna, Germania, Danimarca e anche Italia), ma in prospettiva sono destinati a crescere di molto in Usa e Cina". Dagli operatori presenti al Salone sconforto per il passato ma fiducia in obiettivi possibili.
"L'Italia ha perso un treno ma può conquistare fette importanti: dalla componentistica al service e agli impianti, alle installazioni e poi tutto il nuovo fotovoltaico", ha detto Carlo Durante, amministratore delegato di Maestrale Green Energy, la società eolica che ha progetti in Italia per 600MW. Alla base, ha detto Roberto Longo, presidente dell'Associazione dei Produttori di Energia da Fonti Rinnovabili (Aper), il fatto che in Italia "sia mancata una politica delle rinnovabili". Secondo Longo ora serve "riconoscere gli obiettivi Ue, accettarli in maniera convinta e poi suddividere obblighi e obiettivi tra le Regioni".
fonte: lanuovaecologia.it
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