Gino Federico Sabbadin, fornaio, figlio e nipote di fornai, l'ha fatta grossa: ha spaccato il fronte finora compatto dei produttori di michette, rosette e filoncini, dicendo a chiare lettere che il prezzo del pane non solo può essere frenato, ma può addirittura fare un passo indietro. "In pratica, abbiamo proposto di ribassare il pane comune da 3,50 a 2,70 euro al chilo. Tutti gli altri fornai si sono arrabbiati, ma noi andiamo avanti comunque. La nostra strada è quella giusta".
A dare il via alla guerra dei forni è stato il Consorzio panificatori riuniti, 50 imprese fra Padova e provincia. Ha fatto un accordo con due associazioni di consumatori (Adusbef e Codacons) e ha annunciato che, cominciando da Pasqua, abbasserà i prezzi. "Il pane comune rappresenta il 30% del venduto. Ognuno potrà comprare montassù, mantovanine, spaccatine e sfilatini - pezzature da 80 a 100 grammi - risparmiando qualche soldo. Se le famiglie non arrivano più a fine mese, non possiamo fare finta di niente. E nemmeno possiamo continuare a lamentarci del prezzo della farina e dell'energia. Qui si rischia la rivolta".
Il signor Gino Federico Sabbadin non sapeva di accendere una miccia. "Se il Consorzio vende a 2,70 - dice infatti Luca Vecchiato, presidente dei panificatori Ascom di Padova e di tutto il Veneto - manda a dire ai cittadini che tutti gli altri fornai che vendono a 3,50 sono dei ladri. E questo vi sembra un bel messaggio? Noi, dati alla mano, possiamo dimostrare che il prezzo del pane oggi non può diminuire. La farina è aumentata del 112 per cento. Il pane comune costava 5.500 lire al chilo quando ancora c'era la lira. Tradotto in euro si arriva a 2,70 di oggi, proprio il prezzo proposto dal Consorzio. Ma i costi ai tempi della lira erano ben diversi. Insomma, quelli del Consorzio si vogliono fare pubblicità, a scapito di tutti noi. Ma lo sa cosa sta succedendo? I clienti arrivano nei nostri negozi e chiedono: "Dov'è il pane a 2,70?". Si arrabbiano perché non c'è, e i fornai inferociti protestano con me".
Il signor Sabbadin non arretra. "Le polemiche non mi spaventano. Io guardo avanti e dico che se non cambiamo le cose rischiamo grosso. Anche nel 2000, quando abbiamo avviato la campagna "Buono come il pane" e abbiamo cominciato ad andare nelle scuole per dire che il pane fresco è meglio delle merendine, gli altri fornai ci guardavano male e dicevano che noi dobbiamo impastare la farina e non fare i maestri a scuola. Adesso che i ragazzini - i dati lo dimostrano - hanno ricominciato a mangiare il pane fresco, tutti sono d'accordo".
Consorzio e consumatori hanno fatto un patto. Assieme chiederanno che siano ribassate le tariffe dell'energia elettrica usata di notte e una riduzione della tassa per il pattume. "Torniamo all'antico - dice Cristian Benvegnù, che aderisce al Consorzio - con la sporta del pane, una borsetta di stoffa, lavabile, come quelle di una volta. Così noi fornai non dobbiamo spendere 10-12 centesimi per una sportina di plastica che serve a portare via 300 grammi di pane. Per un chilo di pane, diviso fra 3 o 4 clienti, la plastica delle sporte ci costa più della farina".
La guerra dei fornai diventa un giallo quando si parla di numeri. Secondo Sabbadin la farina per il pane costa 41 centesimi al chilo. Secondo Luca Vecchiato il prezzo varia dai 55 ai 70 centesimi al chilo. I produttori di grano e quindi di farina non vogliono entrare nella polemica ma fanno presente che i numeri sono ben diversi. "I nostri contadini - dice Walter Lucchetta, direttore della Coldiretti padovana - a giugno hanno venduto il loro grano a 18 euro al quintale, 18 centesimi al chilo. Noi sappiamo che la farina nazionale - e i conti non li abbiamo fatti noi ma l'Ismea - costa 27-28 centesimi al chilo. Quella straniera ancora meno. Il ribasso del prezzo del pane? Sia benvenuto. Noi comunque abbiamo visto che, solo nei mesi di novembre e dicembre 2007 e gennaio 2008 qui a Padova il prezzo era aumentato del 12,4%, con un salto di 35 centesimi. Insomma, l'aumento è stato più alto del costo della materia prima, la farina. E allora, in questa corsa dei prezzi, meglio non dare la colpa a chi lavora la terra".
La guerra di Padova, per il fronte dei fornai, è pericolosissima. Nuove falle possono aprirsi in altre città. Contro panificatori come Luca Vecchiato (nel suo forno di piazza della Frutta il pane comune costa 3,48 e 3,90 euro) che giurano sull'impossibilità di abbassare i prezzi, arriva anche l'iniziativa della regione Emilia Romagna che fa un accordo con la grande distribuzione per vendere nei supermercati 1 chilo di pane a 1 euro. Negli iper della Coop Adriatica il pane a un euro si vende già da due anni. Nel 2007 a Bologna, in Romagna, nel Veneto e nelle Marche ne sono state vendute 603 tonnellate. Ma non sempre è possibile andare negli iper per un prodotto che serve tutti i giorni. A Padova invece la guerra fra i forni dimostra che si può pagare meno anche il pane nel negozio sotto casa. Ma contro gli iper, per un attimo, Consorzio panificatori e Ascom di Padova si trovano uniti. "Il pane a 1 euro? E' tutta pubblicità. Lo vendono sottocosto per attirare clienti. Risparmi sul pane e poi ti ritrovi con il carrello pieno. E con il conto salato".
fonte: repubblica.it
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