Secondo gli ultimi dati, che verranno resi noti nei prossimi giorni, quasi il 45% del ghiaccio è scomparso. Ma mentre tutto questo avviene al di sotto dei 4.000 m., al di sopra, si confermano i dati raccolti alcuni mesi or sono secondo i quali la calotta sommitale è aumentata di due metri di spessore e si è avuto un incremento della massa glaciale oltre i 4.000 metri, di circa 10.000 metri cubi in soli due anni. La montagna sembra avere un comportamento isterico.
I dati sulle temperature raccolti dalla stazione meteorologica "Aws-Gigante-Osram", impiantata sul Ghiacciaio del Gigante da ricercatori dell´Università di Milano a 3.450 metri, dimostrano un comportamento del tutto anomalo dell´energia solare che arriva sul ghiacciaio. Spiega Guglielmina Diolaiuti, responsabile della stazione del Monte Bianco: «Il ghiacciaio ha assorbito, in quest´inverno, il 31% dell´energia solare in arrivo. È un valore tipico delle stagioni aride. La neve è vecchia, scura, riflette meno la luce che invece assorbe, favorendo la fusione. È una situazione che concorre a deteriorare il manto nevoso e può mettere in crisi il ghiacciaio nel periodo estivo: se il ghiacciaio "si mangia" buona parte dell´accumulo di neve già in inverno, arriva in estate meno preparato al caldo e va incontro a perdite onerose». A conferma di ciò vi è il comportamento registrato negli ultimi decenni di alcuni ghiacciai del gruppo montuoso.
Il ghiacciaio della Lex Blanche, ad esempio, ha visto affiorare un gradino roccioso di 40-50 metri di altezza in seguito all´arretramento della lingua di ghiaccio principale. È l´apice di un andamento iniziato attorno al 1850. Perché fino alla fine del 1700, quando iniziarono le prime ascensioni al Monte Bianco, i ghiacciai della valle di Chamonix erano ben diversi da quelli di oggi. La Mer de Glace occupava la pianura dell´Arve, il ghiacciaio dei Bossons e l´Argentiere erano gonfi di ghiaccio. Oggi di tutto ciò non rimane nulla.
A tutto questo fa da contraltare l´aumento della calotta sommitale del Monte Bianco. Quel che sembra un paradosso lo spiega Yan Giezendanner, meteorologo di Chamonix: «Negli ultimi anni la montagna è stata raggiunta da perturbazioni oceaniche più intense. Oltre i 4.000 metri le precipitazioni sono state nevose, causando un aumento del volume di ghiaccio in quota».
Un segno di speranza? Spiega Claudio Smiraglia, glaciologo dell´università di Milano, responsabile delle ricerche sulle Alpi: «Il trend negativo di questi anni è assodato, ma qualche spiraglio c´è. Molti ghiacciai mettono in atto una "autoprotezione": la riduzione del ghiaccio lascia una copertura detritica che quando supera i 30 cm protegge il ghiaccio dai raggi solari abbattendo la diminuzione anche del 70%».
Anche sul ghiacciaio del Dosdé a 2.740 metri, tenuto in quest´ultimo periodo sotto osservazione, la stazione "Levissima" (in Valtellina) registra dati di forti escursioni termiche anomale. Un caso di "follia climatica" come sul Monte Bianco. Sottolinea Smiraglia: «Sul Dosdè il ghiaccio ha assorbito anche il 58% dell´energia solare in arrivo e questo spiega l´assottigliamento di ghiaccio di oltre un metro misurato l´anno scorso». Si può fare qualcosa per aiutare i ghiacciai alpini? «Si può agire in due modi. Da un lato riducendo l´effetto serra, dall´altro proteggendoli con teli, come lo scorso anno in Svizzera». Un primo test verrà eseguito nei prossimi mesi anche sul ghiacciaio del Dosdè, dove verranno coperti 100 metri quadrati.
fonte: repubblica.it
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