Non voteranno. Né Veltroni né Berlusconi, né altri. "Non andremo alle urne, nessuno merita la nostra preferenza, guardate cosa hanno combinato, questa era la terra più bella del mondo...". Lo dicono con livore nella città, tornata a essere invasa da montagne di rifiuti dopo una breve tregua. Piramidi di spazzatura dalla periferia al suo salotto. Da Scampia a via Toledo. Lo ripetono quasi con rassegnazione nella provincia, mai liberata dall'incubo della spazzatura. Ormai sommersa dai cumuli, con fermate dei bus trasformate in discariche, panorami sfregiati dalla monnezza.
A due mesi dalla grande crisi che ha precipitato Napoli all'inferno la situazione è, se possibile, ancor più grave. L'allarmante novità, rispetto a poche settimane fa e che, ormai, anche la city è allo stremo. Neppure i Palazzi delle istituzioni sono risparmiati. "I miracoli sono esauriti, San Gianni De Gennaro non ce la fa più, prima riusciva a pulire le zone nobili, ma oggi deve arrendersi", commenta Antonio Capuani, pensionato, mentre dà le spalle agli uffici della prefettura in piazza Carolina, dove la spazzatura è tracimata dai cassonetti ed è sparsa a terra.
Come molti napoletani, Capuani sembra informatissimo: "Le discariche nessuno le vuole e De Gennaro non può mica usare la forza per imporle, tantomeno adesso che non ha neppure un governo alle spalle; poveretto, non so proprio come faccia ad andare avanti: è qui da 53 giorni e gliene restano 67 per trovare la soluzione a un problema che dura da 15 anni".
Pochi passi e si raggiunge il quartiere di Santa Lucia, la sede della Regione guidata da Antonio Bassolino. La scena è identica a piazza Carolina, con la spazzatura che salta fuori dai cassonetti. Luciana Latella attacca: "Tutta colpa loro, bisogna reagire: il giorno delle elezioni vado a prendere il sole e se piove entro in un cinema: vedrete quanti napoletani faranno come me, lasceremo i politici carichi di meraviglia".
La protesta è evidente in via Toledo, la strada dello shopping. Sopra un "cimitero" di monnezza qualcuno ha affisso una serie di cartoni con scritte del tipo: "Informazioni per i turisti, questa è una grande scultura del Maestro Bassolino" e altre ben più pesanti dedicate al presidente della Regione che proprio ieri ha dovuto incassare anche la costituzione di parte civile del sindaco Rosa Russo Iervolino nel processo sul caso rifiuti che lo vede imputato assieme ad altri 27. Il sindaco, comunicando la decisione, quasi si scusa con il governatore: "Gli atti dovuti come istituzioni si devono fare, ma sul piano personale la scelta è stata sofferta e comunque non accetto l'accanimento e il linciaggio politico-mediatico che si sta attuando".
In via Toledo sfila una scolaresca. I bambini prima sono attratti dai cartelli con gli slogan, ma subito dopo vengono assaliti dai miasmi e l'insegnante che li guida li sprona a correre in avanti: "Non respirate, su, per qualche secondo non respirate e superate questo punto". A Monte di Dio, nel centro storico, Carolina Improta, capelli bianchi e tanta rabbia in corpo, accusa: "Il mio negozio di frutta e verdura sta fallendo, tutti pensano che i prodotti campani siano avvelenati dalla spazzatura e ho registrato un calo delle vendite del 70 per cento".
Va male ovunque, in città. A Bagnoli, dove qualche anno fa andò in frantumi il sogno di portare a Napoli l'America's Cup di vela, ora si combatte con il cattivo odore, i ratti e gli scarafaggi: "Ringraziando Bassolino - esordisce la casalinga Monica Scotti - la situazione è tragica e non possiamo lasciare una finestra aperta altrimenti le blatte e i topi entrano in casa; non mi parlate di campagna elettorale, nessuno può chiederci il voto qui in Campania, nessuno può avere questa faccia tosta".
Un'altra donna alza la voce. Siamo a Fuorigrotta, in viale Augusto, la strada che porta allo stadio San Paolo e alla Mostra d'Oltremare, davanti alla gelateria "Ice Paradise" dove Teresa Pone non sa darsi pace: "Come faccio a vendere coni e coppette con questo schifo qua davanti?". E suo figlio, Danilo: "A Pianura è anche peggio, noi abitiamo lì e quando vado in motorino devo studiarmi il percorso per non scivolare sulla monnezza, è di nuovo tutto come prima".
Ha ragione. Pianura è una distesa di rifiuti. Come a gennaio nei giorni della rivolta anti-discarica. Salvatore Granillo, 12 anni, deve prendere l'autobus per andare a Rione Traiano. Sta praticamente in mezzo alla strada perché la fermata è un indegno ammasso di spazzatura. Più avanti la rotonda all'incrocio di via Nabbucco è uno sversatoio a cielo aperto dove branchi di cani randagi vanno a cercare il cibo. Anna Nappi urla dal balcone: "La politica ci ha abbandonati, pensano solo a raddoppiarsi gli stipendi: qui nessuno andrà a votare. Destra, sinistra e centro sono uguali: diserteremo le urne". E dalla strada i passanti la applaudono.
L'immagine della sconfitta, in provincia, è una cabina telefonica all'ingresso di Pozzuoli. Sepolta per settimane dai cumuli, era stata liberata un mese fa. Oggi non si vede quasi più, sormontata dai sacchetti. In Largo Matteotti, l'ufficio informazioni per i turisti è circondato dalla spazzatura: "Che possiamo farci? Segnaliamo la cosa ogni giorno ma non succede nulla", allargano le braccia.
Se Pozzuoli è un disastro non va meglio in altri Comuni come Quarto e Casoria dove, addirittura, una strada, via Viterbo, è totalmente ostruita da cartoni, bottiglie vuote, sacchi con resti di alimenti, carcasse di televisioni, vecchi indumenti, un ferro da stiro, due cucine, tre frigoriferi ammaccati e alcuni mobili in legno. A Melito, invece, dopo due mesi di rivolte, le strade principali sono finalmente sgombre. "Ma attenzione - avverte uno studente, Ciro Masiello, anche lui molto informato sull'emergenza - è un'illusione: i sacchetti sono stati semplicemente spostati da una strada all'altra".
Città e provincia annegano nei rifiuti mentre da Bruxelles arriva la notizia che l'Italia ha risposto nei tempi previsti al richiamo dell'Unione europea sulla procedura di infrazione che riguarda l'emergenza rifiuti. Ciro apprende la novità dalla sua radio. Sorride: "E cosa hanno detto all'Europa? Che ci vorranno 15 anni per bruciare 6 milioni di ecoballe nel termovalorizzatore che ancora non è stato costruito?".
fonte: repubblica.it
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mercoledì 5 marzo 2008
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